Il viaggio. Quello che tanto più ti avvicina all'anima tanto più ti porta lontano. Quella serie di immagini che scorrono riflesse negli occhi e che scivolano nelle profondità del cuore. Quelle persone che segneranno per sempre la tua vita. Quegli episodi che ti sbattono di fronte alla vita permettendoti di vederne finalmente la strada.
Penso che lo stessi aspettando da sempre. Penso che, nel profondo, ognuno desidera il suo arrivo.
Un viaggio iniziato come tutti gli altri. Che, silenziosamente, comincia. Con uno dei gesti più banali che compiamo nelle nostre vite: un passo. Solo che in quel momento non lo sappiamo, non ce lo aspettiamo; perchè crediamo di sapere che quel treno ci porterà in un luogo e siamo ingenuamente convinti che ida quel luogo torneremo. Come da programma. In un certo giorno ed ad una certa ora.
E così porti avanti il piede e fai quei passi lungo la banchina, sali quei pochi gradini e ti siedi accanto al finestrino. Poi il treno parte lentamente. Scivola sulle rotaie e, senza che quasi te ne accorga, un pezzo di quello che sei sempre stato, l’insicurezza, la rabbia, la confusione, i dubbi, le domande, la frustrazione, l’insoddisfazione; improvisamente si blocca. E si stacca. Diventa passato. Rimane lì sulle rotaie. Mentre tu vai avanti.
Così.
Neanche te ne accorgi. Come non te ne sei accorto sulla banchina mentre conrollavi l’orario e il numero del treno.
Ma. Col senno di poi, qualcosa di diverso c’era. Un dettaglio. Ma. Fondamentale. Quello che ha permesso alla tua vita di slacciarsi, di lanciarsi, libera come una rondine che si libra rapida e disordinata nel cielo.
Non c’è un biglietto di ritorno. Nessun rettangolo stampato che costringa la tua vita a tornare su quei binari a riprendersi quello di cui si é liberata.
E laggiù, i motivi che ti hanno portato a quella che credevi essere la tua meta, stranamente non ti appagano. Certo, è un corso. Impari molte cose. Ridi. Conosci i tuoi compagni. Mangi con loro.
E intanto la vita è lì, impaziente.