domenica 31 ottobre 2010

La Lanterna di Halloween

zucca1

Dato che il tempo della raccolta è finito, sono andata dal mio 'spacciatore' di fiducia per salvare un po' di zucche per i prossimi mesi. E dato che era la vigilia, non ho potuto tratenermi dal prendere una piccola zucca per Halloween.

Mi sono messa d'impegno e ho documentato passo-passo la trasformazione della lanterna di Halloween più strabellissima che abbia mai avuto in casa! Dopotutto questo è il periodo in cui una streghetta deve darsi da fare!

Monkey Icon

Per prima cosa scegliete la zucca. Cercatene una che abbia una superficie abbastanza liscia da poter essere lavorata senza difficoltà. Non è necessario che sia perfetta anzi, se trovate delle zucche decorative con qualche verruca piazzata nei punti giusti, la vostra lanterna sarà ancorà più simpatica!

una zucca

Questa è la zuccotta che ho scelto, appena l'ho vista ho capito che sarebbe diventata una lanterna bellissima!!!

Per ottenere un risultato ottimale questi sono i passi da seguire:

disegnare il coperchio e il volto;
incidere e sollevare il coperchio;
svuotare la zucca;
incidere ed estrarre gli occhi, il naso e la bocca.

Per prima cosa preparate una piccola area di lavoro e gli strumenti adatti. Occorrono un coltello 'persuasivo' (che qui significa: grosso, appuntito e ben affilato), uno spelucchino e lo scava frutta.

cosa usare

Con la punta dello spelucchino incidete il disegno sulla zucca. Questa è la prima parte critica. Dovete avere bene in mente quello che volete disegnare e distribuire bene i componenti nello spazio. Controllate che gli occhi siano sullo stesso livello e che la bocca non penda da una parte, per rendervi conto del risultato che otterrete, segante solo un punto agli spigoli inferiori degli occhi e ai lati della bocca. In questo modo sarà possibile se sono ben bilanciati.
Se avete timore di sbagliare... fatevelo passare: è un gioco, nessuno verrà a pestarvi un piede o tirarvi i capelli se sbagliate (forse...). La matita non rimane visibile sulla superficie della zucca e i pennarelli sono rischiosi perchè possono sbavare o lasciare i segni a lavoro finito.

intagliare il disegno

Il trucco per ottenere una bocca spaventosamente perfetta è di incidere i lati dei denti parelleli tra sopra e sotto evitando di avere punte speculari.

bocca

Una volta finito il disegno incidete con attenzione la calotta. Non affondate subito con violenza la lama, risciate solo di scivolare con la lama e farvi male o peggio: rovinare la zucca. Dopo aver tagliato, ripassate di nuovo tutto finendo bene le punte. A questo punto il coperchio dovrebbe cominciare a sollevarsi da solo, se oppone resistenza i casi sono due: potrebbero esserci degli angoli che non sono ben separati o i filamenti interni sono ancora troppo fitti. Basterà affondare la lama del coltello o dello spelucchino nei tagli in modo da spezzare i filamenti al centro della zucca. Sollevate il coperchio e scavate via la polpa con lo scava frutta.

svuota la zucca

Se il tipo di zucca vi piace tenete un po' di semi da piantare, il prossimo anno avrete la vostra nuova lanterna direttamente nell'orto!

Infine incidete gli occhi, il naso e la bocca tagliando bene gli angoli. Per togliere i pezzi infilate la mano nella zucca e spingeteli dall'interno verso l'esterno.

occhi e bocca

Bene, a questo punto basterà mettere uno o due lumini all'interno e la vostra lanterna sarà pronta!

finita

Monkey Emoticon

zucca2

Booo!

venerdì 29 ottobre 2010

Making Halloween...

Desidero condividere la piccola ricerca culinaria che ho fatto e che sto concludendo ora per preparare la cena di Halloween.

Halloween è una festa antichissima che appartiene alle tradizioni pagane europee. Non a caso, quando si è diffuso il cristianesimo in Europa, la festa di tutti i santi è stata sovrapposta proprio al giorno di Halloween (il cui nome originale era Samhain). Era il capodanno celtico, si festeggiava la fine e l'inizio, si concludeva il periodo dei raccolti e ci si preparava all'inverno. Dal punto di vista spirituale, dato che in questa notte il limite tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si fa più sottile, si ricordano i propri cari cogliendo l'occasione per poterli sentire più vicini. Nelle campagne si usava lasciare un piattino con del cibo e lumini fuori dalle finestre come offerta e guida agli spiriti che sarebbero passati. Ancora oggi il giorno di tutti i santi viene chiamato 'dei morti' come strascico culturale di queste antiche tradizioni che non sono mai scomparse.

Monkey Icons già, già...

I cibi tipici di questa festività sono gli stessi che segnano la fine dei raccolti e l'autunno: la zucca, la melagrana (simbolo di fertilità e prosperità), le mele, le noci, l'uva e il vino.

Ecco un po' di ricette interessanti prese qui e là dai blog...

Melassa di Melograno
indispensabile per dolci e carpacci invernali!!!

Cubotti di Cannellini al Radicchio e Basilico
splendida idea che ricorda i colori che i boschi hanno in questi giorni

Zucca Cookies
deliziosi frollini impastati con la zucca una base per fare dei dolcini magari ricoprendoli di cioccolato fuso o di glassa bianca zuccherata

Zucche di Pane alla Zucca
perfetto per una cena per completare con un soffice segnaposto lo spazio di ogni invitato

Panini dolci all'Olio Extravergine, Cannella e Cardamomo
una coccola calda che ha qualcosa di nostalgico o econfortevole

Monkey Icon
Fate i bravi...

giovedì 28 ottobre 2010

Connessioni, sconnessioni, fiere strane e beffe gravi.

Come forse avrete capito, io adoro girare per quelle fiere e mercatini dove vengono messi in mostra e rispolverati tutti quegli alimenti che si sono un po' persi a causa dell'attuale stile di vita. Dopo aver passato l'estate scoprendo le molteplici ricette tradizionali della Puglia e della Toscana, è stato piuttosto triste tornare a casa e rendermi conto di quanto sia ristretto il ventaglio di prodotti che si trovano nei nostri mercati.
Di solito c'è un piccolo banco di legumi, che comunque vende poche cose: borlotti, fagioli bianchi e neri, lenticchie, ceci, piselli e, solo in alcuni posti, cicerchie. I banchi della verdura offrono molti prodotti di stagione, ma spesso mi accorgo di come ci siano i grandi assenti come alcune varietà di cavolo, certe erbe aromatiche fresche, alcune verdure, come la borragine, che si trova solo negli agnolotti già preparati, o quelle specie di melanzane bianche che ho visto solo qualche volta in fotografia. Se elencassi le verdure che si trovano al mercato sicuramente verrebbe fuori una lista lunga ma, se la affiancassi all'elenco dei prodotti che si sono 'persi per strada', salterebbero subito all'occhio le lacune della prima lista.
Per questo le fiere sono una buona occasione per vedere le tradizioni perse per strada, scambiare due chiacchiere con chi mantiene in vita quei prodotti e capire l'importanza dell'aprire le braccia a tutto quello che la Terra dona quando viene rispettata come una Madre e non strumentalizzata come una fabbrica.
Il problema è che spesso, a causa della confusione sconnessa delle persone, in queste fiere la parte positiva viene affiancata da quelle tradizioni che purtroppo hanno portato all'insostenibilità. Trovo buffo prendersela con un pastore che vive in montagna e che ogni tanto porta a valle qualche toma preparata da lui stesso. O con qualche fattore che viene da valli sperdute oltre le colline che arginano la città e che porta dei salami dal profumino invitante. Tuttavia bisogna riconoscere che quelle 'tradizioni' hanno dato origine ai grandi disastri che oggi vengono passati sotto silenzio e comunque tollerati con complice accettazione.
Per come la penso io, la morte inflitta non può portare a nulla di buono, non bisogna scambiare o accettare l'ignoranza delle proprie azioni come un'attenuante o peggio con l'innocenza. Con buona pace del fattore sperduto che ha il distacco mentale e la silenziosa crudeltà di sgozzare -seppur con tutta la delicatezza possibile- le bestie che fino al giorno prima chiamava per nome.

Sulla strada di questa contraddizione si passa dalle fiere dei piccoli paesi a quelle internazionali delle grandi città.
È da poco finito il Salone del Gusto a Torino, che si è portato dietro uno strascico di polemiche e proteste.
Perchè mai qualcuno dovrebbe avere qualcosa contro il Salone del Gusto, organizzato da Slow Food, il marchio paladino dei piccoli produttori schierati contro la globalizzazione?
Penso che a scatenare le proteste sia stata l'assurda decisione di affiancare il Salone (pieno di incuranza ed egoistico autocompiacimento e golosità) a Terra Madre, uno spazio dedicato alla riscoperta di quello che hanno da offrire -e con il quale sopravvivono- le popolazioni considerate del Terzo Mondo. La domanda che sorge spontanea è: può l'egoismo pavoneggiarsi accanto a chi fatica a sopravvivere, aggiungendo che proprio da quell'egoismo derivano i problemi di chi soffre la fame?
La risposta sembra ovvia ma, a quanto pare, nessuno ci arriva anzi, dato che questa cosa è stata voluta e organizzata, risulta chiaramente che nessuno si è posto il problema.

(copio e incollo parte di un articolo de La Stampa che parla del discorso di chiusura del Slaone e Terra Madre) “Il foglio, articolato in otto capitoli, e fondato su una ricerca dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo su temi che spaziano dal «diritto al cibo»* all’ecologia alla tutela della biodiversità alla salvaguardia dei patrimoni della tradizione, verrà presentato in tutto il mondo il 10 dicembre, in occasione del «Terra Madre day». Con l’applauso a questa carta, che rispecchia il «Terra Madre pensiero» a tutela quegli ultimi che, secondo Petrini, «sono gli unici a insegnarci davvero la vita»”

*Questo è l'insulto-beffa-contraddizione per eccellenza: leggete questo articolo per capire il perchè (se non lo sapete già).

Slow Food, con quest’ultima dichiarazione, si alza al livello del catechismo dogmatico dichiarando di essere l’unico a ‘insegnare davvero la vita’.
Complimenti per l’apertura mentale.

Slow Food dichiarava d’esser nato per contrastare la golobalizzazione e il pessimo mangiare dei cattivissimi Fast Food. Ma a ben guardare è diventato solo un bollino in più che permette di far strapagare verdura e frutta (alla facciazza del ‘buon cibo per tutti’); con il loro atteggiamento fanno passare come prodotti elitari cibi tradizionali che, a causa dei prezzi gonfiati e delle aree ristrette in cui possono essere coltivati (non per le necessità climatiche, quanto per i ‘presidi’ che declassano a 'imitazione' chi coltiva la stessa cosa da un'altra parte anche se sempre in Italia), non fanno altro che allontanare quei prodotti dalla gente. Inoltre alimenta tutto un circo di persone che mangiano a sbafo e scrivono articoli pomposi sul cibo come se avessero mangiato seduti alla corte di un antico sovrano (e vengono pagati per questo). Ovviamente sono totalmente sconnessi, se anche uno solo di loro fosse minimamente responsabile del proprio lavoro, dovrebbe almeno informarsi prima delle conseguenze che ha lo stile di vita che contribuisce a propagandare. Ma dopotutto come si può pretendere questo? Queste persone sono abituate a vedere recinti di mucche felici ognuna con un nome e tanti vitellini attorno, munte a mano come in una puntata di Linea Verde. Girano il mondo sotto una campana di vetro che li preserva dalla brutture della realtà e gli permette di far fluire la propria irresponsabile ignoranza dalla loro penna.

Oggi, grazie e queste persone, la tradizione è diventata un business (redditizio quanto se non di più del cattivissimo Fast Food), e sono stati alimentati pregiudizi riguardo al cibo che fanno apparire chi cerca un’alimentazione variata come una fashion victim del cibo, e persino il ‘mangiare integrale’ (intendo i semplici pasta e pane) viene visto come una cosa elitaria.

La cosa più triste di tutte è che comunque alcuni di loro rimangono gli unici a preservare quelle specie alimentari che, pur crescendo nel nostro Paese, sono scomparse dalle tavole. Ed è su quello che dovrebbero soffermarsi. Al mercato ho sentito una rivenditrice di legumi che, in base alla sua esperienza, affermava che presto persino le lenticchie sarebbero arrivate dall’estero. I legumi coltivati in Italia costano il doppio di quelli che vengono fuori dall’Unione Europea (date un’occhiata nei negozi del biologico per controllare). Nel mercato in cui vado c’è una solo piccolo banchetto con un anziano contadino che vende verdure dimenticate come il cavolo nero e alcuni tipi di radici che non vedo mai da altre parti. Il suo è il banco più piccolo del mercato e, di tutta la settimana, ha il posto solo al lunedì.
È questo il modo di preservare le nostre tradizioni?
È questo il modo di riavvicinare la gente al cibo italiano?
Dov’è Slow Food nei luoghi in cui la gente compra quotidianamente il proprio cibo?

Di sicuro non è lì. Ma potreste trovare il ‘bollino’ attaccato alla vetrina di un ristorante stracaro che vende a 15,00 € un piatto di spaghetti (in bianco) con una spolverata di pistacchi di Bronte perchè…. i pistacchi sono di Bronte!

Prego infine di notare che una ricerca fatta dall'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo non ha il minimo valore di obbiettività rilevante, dato che si nutre dell'economia del cibo e che sforna quello stesso circo di persone che poi vanno in giro agitando e sniffando calici di vino e carezzandosi il pancione dopo una bella scorpacciata in un ristorante di lusso. Inoltre, data la retta, mi chiedo in che modo una scuola privata destinata all'élite possa permettersi di emettere questo genere di ricerche fasulle basate sul nulla (è evidente che non si sono nemmeno sforzati di leggere un rapporto della FAO o dell'ONU prima di scrivere questi otto capitoli, figuriamoci se sono andati a vedere davvero dove la gente muore di fame!).

sabato 16 ottobre 2010

Riso Nero e Papaya*

Un piccolo sogno esotico… che spunta dalla nebbia con una bianca nuvola di cocco.

riso venere e mango

Ingredienti (x2 persone):
130g riso Venere;
2 parti di acqua di cocco
+ 1/2 bicchiere per la salsina;
1 parte d'acqua;
1/2 papaya o mango;
4C cocco grattugiato
1 pizzico di sale.

Procedimento:
Ammollare la farina di cocco in una ciotola coprendola col 1/2 bicchiere d'acqua di cocco. Versare in una pentola le due parti di acqua di cocco e la parte di acqua, aggiungere un pizzico di sale infine, dopo aver mescolato, versare il riso a pioggia. Cuocere per soffocamento fino a quando il riso avrà assorbito tutta l'acqua. Nel frattempo pelare la papaya e tagliarla a pezzetti. Mescolare la salsina di farina di cocco e, se si desidera un risultato più morbido, passarlo nel frullatore. Quando tutto è pronto impiattare disponendo prima i cubetti di papaya, distribuire il riso ed infine la salsina.

(*) la versione originale di questa ricetta è tratta da 'Marie Claire Kitchen' di Michele Cranston ed. Luxury Books.

Strudel con Scarola*

La scarola è una di quelle insalate che riesco a mangiare solo se sono cotte. Fanno parte dello stesso gruppo tutte le insalate amare. Tranne la Belga che, a causa di traumi infantili dovuti a mia madre che cercava di obbligarmi a mangiarla, proprio non mi va giù. Sul serio: solo a vederla il mio stomaco si attorciglia e provo sgradevoli sensazioni di nausea.
Invece la scarola -una volta cotta- è davvero deliziosa! E lo è ancora di più in questa ricetta che mi è piaciuta tantissimo nel momento stesso in cui l'ho vista!

strudel scarola_1

Ingredienti:
(x 1 rotolo sufficiente per 4 antipasti o per 2 secondi)
150g farina bianca;
60g farina di farro integrale;
2C olio evo;
150ml acqua tiepida;
1 cespo di scarola;
3C farina di mandorle;
3C lievito alimentare in scaglie;
60ml panna di farro o d'avena;
2C pinoli;
2 spicchi d'aglio;
1/2 peperoncino tritato;
sale e pepe q.b.

Procedimento:
Impastare le due farine aggiungendo l'olio e, poca alla volta, l'acqua tiepida leggermente salata. L'impasto deve rimanere piuttosto sodo, è probabile che sia sufficiente meno acqua di quella indicata. Avvolgere la palla nella pellicola e lasciarla riposare in frigorifero per 30'. Sfogliare e lavare la scarola. In una padella far soffriggere l'aglio schiacciato e il peperoncino tritato nell'olio, aggiungere la scarola non perfettamente scolata e lasciarla appassire salando e pepando a piacere. In una ciotola mescolare la farina di mandorle e il lievito alimentare nella panna.
Preriscaldare il forno a 180°. Passato il tempo di riposo appoggiare la palla su una spianatoia infarinata e appiattirla con un mattarello. Cospargere una piccola manciata di farina di farro sulla superficie e distribuire sopra la scarola lasciando libero un bordo per chiudere. Versare la crema con la farina di mandorle e il lievito, sparpagliare i pinoli e arrotolare lo strudel. Fare delle incisioni sul dorso e infornare per 20'.


(*) la versione originale di questa ricetta è tratta da 'Stuzzichini & Co' ed. Food Editore.

Orzotto morbido ai Funghi

Funghi, funghi delle mie brame, chi vi ama di più in questo reame?

orzotto funghi

Ingredienti (x2 persone):
130g orzo perlato;
3-4 Porcini di media grandezza;
200g circa Garitule;
1 spicchio d'aglio;
ciuffetto di prezzemolo;
1 gambetta di sedano
latte d'avena;
olio evo;
sale q.b.

Procedimento:
Pulire i Funghi con un panno umido e tagliarli a pezzetti. In una padella dorare l'aglio nell'olio poi unire i funghi e girarli rapidamente con un cucchiaio sul fuoco alto fino a quando esca l'acqua di vegetazione. Abbassare il fuoco e coprire con un coperchio. Lasciar dorare qualche minuto e infine aggiungere del prezzemolo tritato al momento.

garitule

Nel frattempo, a parte, cuocere l'orzo a soffocamento con 2 parti d'acqua. Unire l'orzo ai funghi e girare un po' nella padella per far insaporire. È proprietà dell'orzo rilasciare una cremina durante la cottura, tuttavia se si desidera ammorbidire ulteriormente il piatto, nel momento in cui si unisce l'orzo ai funghi, si può aggiungere qualche cucchiaio di latte d'avena da stringere con l'aiuto di un cucchiaino di farina. Infine aggiungere il sedano tagliato a pezzetti, mantecare e servire.

Domeniche d'Autunno

Sì, lo so, è l'ennesima volta che comincio con una sviolinata sull'Autunno. Ma cosa ci posso fare? L'Autunno è la mia stagione preferita, almeno fino a quando non arriva l'Inverno.

castagne somano3

In questo periodo comunque feste, fiere e sagre riempiono i calendari di molti comuni. È un'occasione deliziosa per scoprire prodotti locali, storia e tradizioni. Ad esempio, in occasione della fiera del Tartufo Bianco d'Alba, la regione Piemonte e la Provincia di Cuneo promuovono molte iniziative nei vari comuni. Di recente sono stata alla sagra della Castagna di Somano. Purtroppo siamo arrivati nel tardo pomeriggio, anche se comunque in tempo per mangiare un sacchetto pieno di caldarroste e un bere un bicchiere di buon vino!

castagne somano1

Ho visto preparare le castagne in queste grosse pentole appese con una catena attaccata alla base di lunghi manici che servono a girarle stando a distanza di sicurezza dal fuoco. In mattinata sono stata ad Alba dove si teneva il mercato delle erbe e delle spezie. Inutile dire che un sacchetto colmo di pacchettini mi ha seguita fino a casa. E tra quei pacchetti anche un tipo speciale di te a fiore che si deve posare direttamente sul fondo della tazza e che si apre versando l'acqua bollente, regalando un raffinato spettacolo mentre diffonde il suo delicato aroma.

te fiore1

Tortini ripieni alle Garitule

Qui tra le colline non fa molto freddo e non c'è ancora la nebbia. Così possiamo vedere tutto il bosco dietro casa che si è colorato di ogni gradazione dal rosso, all'arancione e al giallo. La mattina il bosco profuma di terra umida e di funghi. Così ogni volta che vado al mercato torno con un sacchetto di funghi. Champignon, Porcini, Garitule e altre due specie di cui non so il nome.
Questa sera ho pulito delle Garitule e, dato che non volevo usarle per la solita pasta, ho pensato ad una ricetta per qualcosa di più originale.

tortino di garitule

Ingredienti(x2 tortini):
100 ml panna d'avena o di farro;
350g Garitule;
1C farina;
1 rotolo di pasta sfoglia;
2C olio evo;
1 spicchio d'aglio;
sale e pepe q.b.

Procedimento:
Pulire i funghi e tagliarli a pezzetti. Dorare l'aglio in una padella e poi aggiungere i funghi e girarli rapidamente con un cucchiaio tenendo la fiamma alta fino a quando non esce l'acqua di vegetazione. Continuare la cottura per 2-3 minuti e, quando saranno dorati, aggiungere la panna e girare ancora con il cucchiaio. Saltare e far stringere la crema aggiungendo uno o due cucchiaini di farina. Salare e pepare a piacere.

Farina e teglie

Preriscaldare il forno a 180°. Preparare quattro dischetti di pasta sfoglia e bucherellarli con una forchetta. Preparare due stampini foderandoli con un dischetto ciascuno e versare i funghi al centro di ogni forma. Coprire il tortino con gli altri due dischi di pasta e sigillare i bordi. A piacere potete decorare la superficie con striscioline di scarto. Incidere la superficie del tortino e infornare, sempre a 180°, per 20' circa.

tortini composti

Sformare i tortini e servirli tiepidi. Per evitare che la pasta si attacchi alla forma infarinare bene il fondo dello stampo e anche il retro della pasta sfoglia che vi aderirà.